Non sono passati molti mesi da quando il sito dell’INPS crollò miseramente mentre migliaia e migliaia di persone tentarono di accedervi per richiedere il ristoro covid da 600 euro. La falla più importante che si registrò fu la pubblicazione dei dati personali di tantissimi utenti che vennero resi visibili per errore sulla piattaforma.
Fuga di dati personali dal sito INPS: di chi fu la colpa?
A quel tempo, i vertici dell’INPS dichiararono pubblicamente che la responsabilità del tutto fu di astutissimi hacker che avevano trovato il modo di approfittare della situazione, causando il cortocircuito. Detto fatto, memori del mantra “se non puoi batterli unisciti a loro” l’INPS ha deciso dopo otto mesi di mettere al capo del proprio dipartimento digitale uno degli hacker italiani più capaci: Vincenzo Di Nicola, quarantunenne di Teramo ma già impegnato da diversi anni nella Silicon Valley per i suoi progetti. La sua fama lo precede e infatti ha ottenuto già numerosi successi internazionali in ambito digital: ha creato la sua startup di pagamento tramite smartphone venduta poi ad Amazon per migliaia di euro; successivamente ha co-fondato un business sulle criptovalute, Conio, una piattaforma che rende immediato comprare e vendere Bitcoin.
Ora per lui si prospetta il ritorno in Italia nell’ambito della pubblica amministrazione, una tradizione di famiglia visto che il padre lavorava all’Anagrafe del suo comune d’origine.
Cosa ha spinto l’Inps ad assumere un hacker?
Oltre la necessità di trovare un esperto di sicurezza informatica, ad attirare le attenzioni dell’INPS quel nefasto primo aprile deve essere stato un post di Vincenzo Di Nicola postato proprio quel giorno: in quel post corrosivo l’informatico spiegava approfonditamente gli errori e gli sprechi di cui si era macchiato l’INPS con la sua piattaforma posticcia (azzardò uno spreco di mezzo miliardo di euro nel corso degli anni). Di Nicola concludeva il post invitando l’INPS a seguire l’esempio di Barak Obama che quando notò le criticità della piattaforma per la sanità pubblica americana chiamò i migliori hacker del paese alla Casa Bianca per rimetterla in piedi.
Questo, insieme al curriculum di tutto rispetto di Di Nicola, devono aver convinto l’INPS ad affidarsi alle sue dita. Nella speranza che nei prossimi tre anni l’hacker riesca in un’impresa – a quanto pare – più ardua del previsto: digitalizzare l’INPS e l’amministrazione pubblica italiana, una delle più carenti a livello europeo.
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