Lo sappiamo, è capitato anche a voi di parlare di un argomento, di un vostro desiderio, e vedervi spuntare la pubblicità sul web (su Facebook come su Google) un attimo dopo.
A noi è capitato proprio l’altro giorno, volevamo acquistare del formaggio svizzero e poco dopo Instagram ci propone una pubblicità per una vacanza in svizzera.
Coincidenze? Io non credo, direbbe il buon Adam Kadmon
Ecco, diciamo che vedendo l’esempio di sopra c’è ancora da affinare un po’ la tecnologia di tracciamento, il modo in cui l’informazione è elaborata dall’algoritmo, ma il punto è:
Table of Contents
Facebook, Instagram, Tik Tok, Google ci ascoltano oppure no?
Interrogato sull’argomento Facebook ha sempre ricusato questa insinuazione. Ed è così, almeno non in maniera diretta. In effetti tutto parte da… Google.
Google, infatti, ha accesso continuamente al nostro microfono tramite l’assistente vocale.
A tutti i possessori di smartphone basta infatti pronunciare le parole “Ok Google” (almeno lato Android) affinché questo si attivi e ci ascolti per rispondere alle nostre domande. Innegabilmente è qualcosa di comodissimo; pensiamo quando dobbiamo avviare al volo il navigatore o reperire con velocità un’informazione.
Ma ciò significa anche un’altra cosa: che il microfono è sempre acceso e reattivo alle nostre sollecitazioni.
A riprova di ciò basta accedere al nostro account Google. Cliccando in dati e personalizzazione –> attività è cronologia –> le mie attività cercando “voce e audio” troveremo le nostre registrazioni, molte inconsapevoli. Cliccando su “visualizza registrazione” la riprodurremo e proveremo la fastidiosa sensazione di esser stati spiati. Tutto è perfettamente legale nel momento in cui noi utenti abbiamo dato il consenso alle app in fase di installazione e utilizzo del prodotto. Ovviamente Big G e le altre aziende si muovono in questa zona grigia per distribuire la pubblicità sul web di aziende terze sfruttando queste tracce per profilare gli utenti e proporre i contenuti più pertinenti.
Chi è il deus ex della pubblicità sul web?
Prima di demonizzare le azioni delle grandi aziende facciamo un respiro profondo: no, non c’è nessun operatore umano, nessun manipolatore dietro lo schermo pronto a ghermirci tutti e nel buio incatenarci, ma solo un algoritmo che cerca di veicolare il contenuto attinente ai gusti e preferenze dell’utente.
L’unico pericolo concreto – qualora il sofisticato algoritmo non funzionare a dovere – sarebbe quello di cadere in una echo chamber, ovvero bolle informative che non ci permettono di scoprire il nuovo ma solo cose attinenti alle passioni e preferenze già consolidate.
Come funziona il tracking nella pubblicità sul web?
Abbiamo capito che il fine ultimo dei social è di Google è quello di permettere alle aziende di vendere o di trasmettere al meglio i loro messaggi così da raccogliere l’attenzione dei loro potenziali consumatori, profilandoli e tracciandoli (tracking).
Il tracciamento sui siti web funziona grazie all’utilizzo di alcune tecnologie note come cookie (ci sono anche altre tecnologie di tracciamento, ma i cookie sono quelli più diffusi), che raccolgono ed elaborano le azioni degli utenti da cui possono trapelare interessi, preferenze, comportamenti, desideri. Esempio: il like su un post, è segnale di un interesse. So scroll su una pagina web che va fino in fondo… altro segnale di interesse verso quei contenuti.
Il fingerprinting: un sofisticato e aggressivo strumento di tracciamento
Il fingerprinting è un ulteriore strumento di tracciamento avanzato. Composto da alcuni script aggressivi consiste nel raccogliere quante più informazioni possibili sui dispositivi dei naviganti, sul sistema operativo utilizzato, sulle estensioni di navigazione, sui plugin presenti, sul lingua, fuso orario, caratteri installati, risoluzione schermo, insomma, di tutto e di più.
Combinati assieme, tutti questi dati generano un identificativo unico per ogni dispositivo/utente che rappresenta una vera e propria impronta digitale. Portando all’estremo l’esempio per comprendere il funzionamento del fingerprinting: se due persone acquistassero nello stesso momento lo stesso dispositivo, con le stesse app installate e le stesse impostazioni di base, dopo cinque minuti di utilizzo con questo metodo avremmo modo di distinguere i due utenti, anche se sono nella stessa stanza.
I cookie e i fingerprinting possono essere in qualche modo invasivi della privacy e hanno sempre bisogno del consenso degli utenti finali per poter essere usati.
Gli strumenti di tracciamento un plus per le aziende
È chiaro che gli strumenti di tracciamento web possono aiutare alla aziende e migliorare l’efficacia e la precisione dei propri annunci pubblicitari. Rispettando a non sopravanzare quel delicato confine della privacy – e padroneggiando gli strumenti web – si possono raggiungere importanti di obiettivi di business nel pieno rispetto della privacy degli utenti.
Per una consulenza gratuita per il vostro progetto di web marketing e per veicolare al meglio la pubblicità sul web potete contattarci ai nostri recapiti nella pagina contatti.